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Come investire i propri soldi al rientro in Italia

Rientro in Italia

Dopo anni vissuti all’estero, hai deciso di tornare in Italia. È un momento di grandi cambiamenti, da affrontare su più fronti: quello personale, quello professionale, quello famigliare… e anche quello finanziario. Che fare con i propri risparmi? Come adattare il proprio portafoglio alla nuova residenza fiscale? Come trattare gli investimenti detenuti all’estero? Da che parte iniziare per investire in Italia?

In questo articolo esploriamo i punti chiave da considerare per chi sta per rientrare (o è appena rientrato) in Italia e vuole fare scelte intelligenti con i propri soldi.

Investire in Italia: introduzione

Per chi è abituato a sistemi esteri, il sistema bancario e di gestione del risparmio in Italia può presentare delle peculiarità che è importante conoscere per non incappare in errori, dimenticanze e inefficienze. È bene ricordare che, seppur con regole e caratteristiche proprie, l’Italia offre tanti strumenti solidi e accessibili anche ai piccoli risparmiatori e alle famiglie per organizzare il proprio patrimonio (e no… non sto parlando solo dei famosi BTP!!!). 

Prima di addentrarci nelle specificità, ricordiamoci che per costruire ogni piano finanziario solido,  il primo, fondamentale passo da fare è quello di rimettere a fuoco i propri obiettivi finanziari e orizzonti di investimento. E questo non è dipendente dal Paese di residenza. Quindi ripartiamo sempre dal chiederci: 

  • Per chi o cosa stiamo investendo? 
  • Quali sono i tuoi obiettivi finanziari per i prossimi 3-5 anni (cambiare auto, cambiare casa, supportare i figli, avviare un’attività)? 
  • E se estendiamo il tuo orizzonte ai prossimi 20 anni, come cambiano (pensione, rendita futura, successione)? 

Solo con questi obiettivi chiari, ha senso poi iniziare a parlare di strumenti e strategie adatte al nuovo contesto italiano.

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Il regime fiscale degli investimenti in Italia

Uno dei cambiamenti principali al rientro è la fiscalità sugli investimenti. Diventando fiscalmente residente in Italia, si è soggetti alla tassazione italiana su tutti i redditi, compresi quelli finanziari, ovunque siano generati.

I principali elementi da considerare:

  • Imposta sulle plusvalenze e redditi da capitale:
    I guadagni realizzati dalla vendita di strumenti finanziari, così come cedole, dividendi e interessi maturati sono generalmente soggetti a un’imposta del 26%. Vi sono alcune eccezioni: Titoli di Stato di Paesi in white list e Obbligazioni emessi da enti sovranazionali (tassati al 12.5%) e altri investimenti a fiscalità agevolata, di cui parleremo meglio sotto. 
  • Monitoraggio fiscale per gli investimenti detenuti all’estero:
    Se hai investimenti detenuti all’estero, dovrai dichiararli nel quadro RW della dichiarazione dei redditi. 
  • Imposta di Bollo sui titoli detenuti in Italia e/o IVAFE per i titoli detenuti all’estero, entrambe pari allo 0.2% annuo.
  • Imposta di bollo su conti correnti e libretti di risparmio, anche esteri, che ha un importo fisso di 34.20€ solo se la giacenza media annuale supera i 5’000€. 

Comprendere in anticipo questi obblighi può aiutare a evitare brutte sorprese e a ottimizzare il carico fiscale. 

Regime dichiarativo o amministrato?

Quando rientri in Italia, dovrai scegliere come gestire la fiscalità sugli investimenti: potrai optare per il regime amministrato oppure per il regime dichiarativo.

Regime amministrato: è il più semplice e automatico. Se ti affidi a una banca o intermediario italiano, sarà lui a calcolare e versare le imposte dovute su plusvalenze, dividendi e cedole. Non dovrai fare nulla in dichiarazione dei redditi: la fiscalità è “precompilata” e già assolta in modo sostitutivo dalla tua banca/intermediario di fiducia. E’ ideale se:

  • Hai trasferito tutti gli investimenti in Italia
  • Vuoi una gestione fiscale senza pensieri
  • Non hai necessità di compensare minusvalenze tra più intermediari

Regime dichiarativo: in questo caso, sei tu (o il tuo commercialista) a dover dichiarare e versare le imposte su rendimenti finanziari. Questo regime è obbligatorio se mantieni investimenti presso banche estere (es. broker online stranieri, conti svizzeri, fondi in Lussemburgo, ecc.). Dovrai compilare i quadri RW e RT della dichiarazione dei redditi, indicando sia il patrimonio estero sia gli eventuali guadagni da tassare. E’ utile se:

  • Vuoi mantenere una parte del tuo patrimonio all’estero
  • Vuoi compensare minusvalenze tra diverse banche/intermediari

Attenzione: non puoi avere entrambi i regimi presso lo stesso intermediario, ma puoi avere una parte del patrimonio gestita in amministrato (in Italia) e una parte in dichiarativo (all’estero). È importante pianificare questa scelta in anticipo, anche in ottica di ottimizzazione fiscale e semplificazione amministrativa.

Investimenti a fiscalità agevolata

Rientrando in Italia, ti troverai a fare i conti con i cosiddetti “investimenti a fiscalità agevolata”, cioè strumenti che godono di regimi fiscali di maggior favore per incentivare comportamenti virtuosi. Due su tutti:

  • Fondi pensione e piani previdenziali: nati per integrare le pensioni pubbliche, i fondi pensione e piani previdenziali godono di:
    i) deducibilità dei contributi versati in fase di tassazione dei redditi
    ii) tassazione agevolata sui rendimenti (20%)
    iii) tassazione agevolata sulla rendita in uscita (dal 15% al 9% a seconda degli anni di partecipazione)
    I fondi pensioni complementari sono quindi uno strumento efficiente per iniziare a costruirsi una rendita futura, e prima si inizia a maturare anzianità, maggiori saranno questi vantaggi!
  • Piani Individuali di Risparmio (PIR): pensati per incentivare l’investimento nelle Piccole e Medie imprese italiane, permettono esenzione totale dalla tassazione sui rendimenti dopo 5 anni di detenzione. Ma attenzione: si tratta di strumenti concentrati in uno specifica geografia (Italia) e settore (PMI) e che spesso hanno costi elevati. Non sempre il risparmio fiscale premia il risultato, quindi, prima di lasciarti ingolosire dalle esenzioni fiscali, valuta bene se e in che quantità questi strumenti sono funzionali all’interno del tuo portafoglio!

“Rientro dei Cervelli”: cosa cambia per gli investimenti?

Se stai rientrando in con l’agevolazione per i lavoratori impatriati (cosiddetto “rientro dei cervelli”), potresti godere di una tassazione ridotta sul reddito da lavoro dipendente o autonomo (in genere il 50%, 30% o il 10%, a seconda dei requisiti e tempistiche del rientro).
Ma attenzione: questa agevolazione riguarda esclusivamente la tassazione sui redditi da lavoro e non si applica alla tassazione dei redditi finanziari, che invece rimangono tassati secondo le aliquote ordinarie!

Perciò, anche se benefici dell’incentivo per il rientro, è fondamentale pianificare con attenzione la gestione fiscale dei tuoi investimenti, valutando strumenti e soluzioni adatte al nuovo contesto italiano. 

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Gestione degli investimenti già esistenti all’estero

Il rientro non obbliga a chiudere i conti esteri o a vendere eventuali investimenti, ma richiede una valutazione strategica: 

  • Mantenerli, venderli o trasferirli? Dipende da costi, performance, rischio cambio, accessibilità degli strumenti, possibilità di trasferimento vs vendita.
  • Come dichiararli? Se mantenuti, valutare l’impatto fiscale: gli investimenti esteri devono essere correttamente dichiarati.
  • Gestire correttamente la tassazione dei rendimenti: con il commercialista di fiducia, è necessario assolvere agli adempimenti di tassazione su eventuali rendimenti. 

Una revisione strategica può aiutare a evitare duplicazioni e a semplificare la gestione complessiva del patrimonio. 

Conclusione

Il rientro in Italia è un momento di transizione, ma anche una grande opportunità per riorganizzare le proprie finanze. Con la giusta guida e un’attenta pianificazione, è possibile investire in modo efficiente, evitando errori e cogliendo le occasioni che il sistema italiano può offrire.

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